"Per chi naviga da Brindisi lungo la costa adriatica, la città di Egnazia costituisce lo scalo normale per raggiungere Bari, sia per mare che per terra": così scriveva Strabone alla fine del I secolo a.C.
Oggi Egnazia è uno splendido luogo per il corpo, la mente e lo spirito. Visitarlo è un'esperienza indimenticabile: sarà per la suggestione della storia, per la bellezza delle rovine e la possibilità di passeggiarvi come in una città viva. Quel che è certo è che il sole, la luce, la solitudine e il silenzio dei luoghi, il panorama e lo splendido mare di Egnazia e di Puglia, rendono questo luogo unico e imperdibile.
Ancora oggi sulla strada che costeggia l'Adriatico, al confine tra le antiche Peucezia e Messapia, le attuali provincie di Bari e Brindisi, su una radura aperta verso il mare, preceduta da una collinetta circondata dalle acque, si stendono i resti della antica e ricca città di Egnazia.
Le più antiche testimonianze risalgono alla fine dell'età del bronzo, a circa 1300-1200 anni prima di Cristo, e consistono in gruppi di capanne sparse lungo la costa e l'interno. Gli uomini furono attirati in questa zona dalla particolare forma della costa che disegna una penisola tondeggiante affiancata da due insenature naturali che dovettero apparire uno splendido approdo. Ed è sul rapporto tra l’uomo e il mare che si innesta lo sviluppo della città, in principio limitata a quella penisola affacciata sul mare. Nel V secolo a.C., la città, ormai estesa verso l'entroterra, fu circondata dalla prima e più importante cerchia di mura che, a forma semicircolare, misurava circa 2000 metri, ed abbracciava un'area di 40 ettari.
Certamente non tutta l'area era edificata: vi si aprivano campi coltivati, pascoli e spazi per accogliere i contadini in caso di pericolo. Già in questa fase il centro era diviso nettamente, tra la "collinetta a mare" e l'entroterra: Egnazia era attraversata, infatti, da una strada costiera che nel II secolo d.C. divenne un tratto della strada imperiale Traiana, che collegava Roma a Brindisi e, quindi, all'Oriente. Ancora oggi l'arteria, nel suo tratto urbano, è perfettamente conservata e visibili sono i conci di pietra poligonali del basolato.
Sulla collinetta a mare si stendeva l'acropoli con un grande tempio del IV secolo a.C. La sua altezza non è dovuta a fattori naturali, ma all'accumulo di materiale per la più che millenaria vita urbana che vi si svolse. Anche la collina aveva il suo muro di difesa verso terra. Ai fianchi la collina è segnata da due profonde insenature usate come porti: prima senza interventi umani, poi, in età imperiale, vennero costruiti due bracci che chiudevano l'insenatura a nord i cui resti sono visibili sul fondo dello splendido mare che fronteggia la città. Alle falde della collina si stende l'interessantissima area pubblica: riconosciamo il foro a pianta trapezoidale, l'area del mercato in un originale forma ellittica, e l'area della basilica pagana con quadriportico interno.
Questo monumento era affiancato da un luogo di culto dionisiaco, importato probabilmente dai soldati romani di stanza in Oriente. Il cristianesimo volle distinguersi dai vecchi riti e costruì i suoi templi, due grandi basiliche e un battistero, oltre la via Traiana. Non è certo il motivo della decadenza e della morte di Egnazia: certo il dominio di Roma la rese una città di provincia, meno autonoma e vivace, ma fu dotata di un ottimo porto, di nuove mura e ancora nell'alto medioevo le difese vennero rafforzate con una nuova cerchia intorno alla collina e la costruzione di un vero e proprio castello. Probabilmente un evento bellico nel corso della ventennale guerra greco-gotica (V secolo d.C.) investì la città. In ogni caso è in quell'epoca che la città perì per non riprendersi mai più. La vita oggi è rappresentata dai visitatori, dagli archeologi e dal moderno e ricco museo archeologico. Forse non esiste altrove un luogo in cui la sintesi tra cultura e relax, tra piacere del corpo e piacere della mente, sia talmente perfetta.
Testo: Antonio Diviccaro